Il rischio incendio d’interfaccia

RISCHIO INCENDIO DI INTERFACCIA

I Comuni di Buccino, Palomonte, Salvitelle, Romagnano Al Monte e Ricigliano avendo  redatto  il  PEC  incendi  di  interfaccia  di  cui all’OPCM 3606 del 28 agosto 2007 farà riferimento ai contenuti dello stesso.

Definizione

Per incendio di interfaccia si intende l’incendio che minacci di interessare aree di interfaccia urbano-rurale, intese queste come aree o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta. La valutazione del pericolo incendi di interfaccia è stata effettuata dapprima all’interno delle fasce perimetrali, ovvero in quelle zone distanti non più di 200 metri dalle aree antropizzate, e poi riportata all’interfaccia stessa.

In tali fasce è stata valutata la presenza di aree verdi e la pericolosità è stata caratterizzata attraverso la stima e la combinazione di sei parametri ai quali il “Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di Protezione Civile” del Dipartimento di protezione civile attribuisce un peso diverso a seconda dell‘incidenza che ognuno di questi ha sulla dinamica dell‘incendio.

Lo scenario è dato dall’individuazione sul territorio comunale di aree verdi che per lo stato di manutenzione e/o per la tipologia delle colture in atto rappresentano un potenziale pericolo per le abitazioni vicine. Tali aree vengono esaminate nell’ambito di una fascia di 200 metri circostanti gli abitati (zone di interfaccia – vedi cartografia allegata).

Per interfaccia urbano-rurale dunque si  definiscono  quelle zone,  aree o  fasce,  nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; cioè sono quei luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono, così da considerarsi a rischio d’incendio di interfaccia, potendo venire rapidamente in contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile. Tale incendio, infatti, può avere origine sia in prossimità dell’insediamento (ad es. dovuto all’abbruciamento di residui vegetali o all’accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi urbani e/o periurbani, ecc.), sia come incendio propriamente boschivo per poi interessare le zone di interfaccia.

Pericolosità

Per gli incendi di interfaccia la pericolosità è valutata nella porzione di territorio, interna  alla  cosiddetta  fascia  perimetrale,  ritenuta  potenzialmente  interessata  da possibili incendi.

La pericolosità è calcolata considerando i seguenti sei fattori:

  • Tipo di vegetazione
  • Densità della vegetazione
  • Pendenza
  • Tipo di contatto
  • Incendi pregressi

Scenario di evento

Il rischio incendio è costituito dalla possibilità che, per gravità propria o per le possibili conseguenze legate alla presenza del fuoco, si verifichi un incendio in grado di rappresentare un grave pericolo per l’incolumità della popolazione, dei beni e per la salvaguardia dell’ambiente. La combustione dipende dalla contemporanea esistenza di ossigeno (per supportare la combustione stessa), di una sostanza combustibile (in quantità sufficiente per propagare l’ignizione), di una temperatura sufficiente (risultante dall’adduzione di energia termica da parte di una sorgente di agnizione). L’eliminazione di uno di questi tre elementi è sufficiente a prevenire o a controllare la combustione, mentre l’eliminazione di due su tre di essi (comburente e temperatura o combustibile e temperatura) costituisce un’addizionale misura di sicurezza in alcuni casi particolari.

Gli incendi possono coinvolgere l’ambiente naturale (incendio boschivo) o quello urbano(incendi urbani), caratterizzati da cause, modalità di propagazione e decadimento differenti.

Si parla di incendi urbani quando la combustione si origina negli ambienti e nelle attività civili ed industriali.

Lo sviluppo iniziale di un incendio urbano è determinato dal contatto accidentale tra materiali combustibili più vari ed il comburente, in presenza di relativamente modeste fonti di energia termica. I danni possono essere prodotti a persone o a cose: in particolare, il notevole aumento di temperatura indotto dal fuoco provoca il degrado dei materiali da costruzione e la riduzione della loro resistenza meccanica, per cui a seguito di un incendio può verificarsi il crollo della struttura.

I fattori che ne influenzano la propagazione sono le caratteristiche geometriche, la ventilazione del luogo, la velocità di combustione ed il carico di incendio.

La riduzione del rischio si attua attraverso la prevenzione, ovvero una normativa interdisciplinare apposita che definisce regole costruttive, provvedimenti ed accorgimenti da attuare negli edifici.

La protezione civile si occupa comunque della prevenzione e del soccorso nel caso di incendi urbani di vaste proporzioni, senza mai prescindere dall’attività specifica che è curata dai Vigili del Fuoco.

Gli incendi urbani di vaste proporzioni, pur rientrando tra le ipotesi di rischio che possono interessare il territorio comunale, non vengono esaminati specificatamente dal presente Piano in quanto:

  1. sono normalmente, nei casi più gravi, effetti indotti da altri eventi calamitosi e, pertanto, gli interventi di emergenza, rientrano in un più ampio quadro di attività di soccorso;
  2. non sono localizzabili a priori punti di vulnerabilità negli abitati, se non quelli individuabili in stabilimenti che trattano materiali infiammabili. In tali localizzazioni, però, l’intervento in emergenza segue logiche e procedure già definite dai Piani interni di sicurezza;
  3. se non connessi con altri eventi, richiedono competenze specifiche per la gestione degli interventi di soccorso tecnico urgente, che non fanno parte dei compiti della Protezione Civile.

L’incendio boschivo, invece, è prima di tutto un fenomeno fisico. In esso si possono distinguere due meccanismi principali, temporalmente successivi: il primo ha a che fare con lo sviluppo e con la crescita dell’incendio, il secondo è relativo al suo decadimento.

Ai fini della protezione civile una fase importante è quella di diffusione naturale dell’incendio sul territorio, in quanto essi crescono sia in intensità che in dimensioni secondo le seguenti modalità:

  • diffusione dell’incendio a terra: man mano che il combustibile disponibile viene consumato, il fronte delle fiamme si muove verso nuovo combustibile e l’incendio cresce in dimensioni;
  • diffusione dell’incendio in superficie: il trasferimento di calore avviene principalmente per radiazione dal fronte delle fiamme e dalla zona di combustione all’interno del combustibile (la convezione in presenza di vento forte può essere elemento importante per il trasferimento di calore);
  • diffusione estesa dell’incendio: in presenza di grandi quantità di combustibile disponibile e con condizioni meteo e topografiche favorevoli, l’incendio può accelerare verso un nuovo stato di propagazione diventando “fuoco generalizzato”.

Pericolosità

A seconda di ogni tipologia di propagazione anche la quota di territorio, e quindi di popolazione potenzialmente coinvolta, può variare significativamente.

La riduzione del danno causato da un incendio boschivo dipende non solo dalla tempestività dell’intervento, ma anche da un’attenta previsione del rischio ai fini della zonizzazione delle aree a maggior pericolosità e di una implementazione della gestione delle risorse.

I fattori che determinano le classi di pericolosità presi in considerazione sono il tipo di vegetazione, la pendenza e la distanza dagli incendi pregressi.

 Scenario di rischio

La valutazione del rischio degli edifici ricadenti nella fascia di interfaccia è stata effettuata dall’incrocio del valore della pericolosità in prossimità del perimetro esterno. Il risultato finale è la perimetrazione dell’area degli insediamenti esposti a cui è stato attribuito il valore della sensibilità dato dalla tabella di seguito indicata.

Carta magnitudo incendi della Regione Campania tra gennaio e aprile 2020.